sabato 5 ottobre 2019

DATA DI SCADENZA DI UN PRODOTTO COSMETICO?

Ciao, 
volevo farvi leggere un po di cose sulle date di scadenza di un prodotto cosmetico...

Siete pronti?
iniziamo dagli abbronzanti, 
che ora non sappiamo che farcene dato che la spiaggia è oramai un sogno... 


I solari e gli autoabbronzanti
L'esposizione al calore e al sole diretto, il contatto con la sabbia, favoriscono il rapido deteriorarsi dei solari che, una volta aperti, andrebbero buttati a fine stagione. I filtri solari, soprattutto quelli chimici, perdono la loro efficacia protettiva esponendo la pelle al rischio di scottature. L'autoabbronzante ha una durata di massimo tre mesi dopo l'apertura del flacone, dato che il diidrossiacetone, un carboidrato che dona alla pelle un colorito ambrato, è una molecola poco stabile. 

informazioni dal sole 24 ore.U.B.

sabato 24 novembre 2018


VI presentiamo un'altro nostro partner.
OWAY
Per chi ama la natura.

giovedì 13 settembre 2018

le tinture per capelli

Ciao a tutti, come da anni sostengo questa teoria, finalmente un articolo da poter leggere, cosi ogni dubbio potrà essere cancellato.

Le tinture per capelli sono cancerogene?

No, al momento non ci sono studi in grado di dimostrare un legame tra l'uso personale delle tinture moderne e l'aumento di rischio di cancro, sebbene alcune ricerche notino una possibile relazione con l'uso di tinture di vecchia concezione (antecedenti al 1980) e alcuni tumori come quello alla vescica e il linfoma non Hodgkin. Vi è invece una possibile associazione con l'uso professionale da parte dei parrucchieri e degli operai addetti alla preparazione dei colori .
tinte per capelli

In sintesi

  • Alcune delle sostanze contenute nelle tinture per capelli sono classificate come cancerogene quando sono utilizzate ad alte concentrazioni e per utilizzi prolungati. Per questa ragione sono stati condotti studi sulle tinture per verificarne la sicurezza.
  • I risultati degli studi suggeriscono un aumento di rischio (in particolare per i colori più scuri, ma non sempre statisticamente significativo) soprattutto per le tinture di vecchia concezione (prima del 1980), mentre per quelle attualmente in uso non vi sarebbero rischi rilevabili.
  • Vi sono invece studi che segnalano un possibile aumento di rischio di alcuni tumori (in particolare della vescicaper i professionisti (parrucchieri e operai addetti alla preparazione dei colori).
  • Non vi sono ragioni per limitare l'uso delle tinture a livello individuale, anche se è bene seguire scrupolosamente le istruzioni sui tempi di posa.
  • Per quel che riguarda i pazienti in chemioterapia e nei sei mesi successivi, la tendenza è a sconsigliarne l'usopiù per timore di effetti dermatologici (allergie, caduta dei capelli) che per una eventuale carcinogenicità.

Per approfondire

Con un tweet lanciato nel mese di ottobre del 2017, il chirurgo della mammella Kefah Mokbel, esperto di cancro del seno e autore di diversi studi di genetica molecolare, ha annunciato di aver condotto una metanalisi (ovvero una revisione statistica di tutti gli studi esistenti in materia) sulla relazione tra l'uso di tinture per capelli e il rischio di sviluppare un carcinoma mammario. Secondo il chirurgo, che lavora in un noto ospedale londinese, il rischio aumenterebbe del 14 per cento per un uso mensile della tintura per capelli. La sua raccomandazione, quindi, è di non tingere i capelli più di sei volte l'anno. La metanalisi di Mokbel, che ha suscitato un discreto clamore, non è però stata pubblicata (nel momento in cui scriviamo) su una rivista scientifica e quindi non è dato sapere quali studi ha preso in esame e in che lasso di tempo.
La possibile relazione tra l'uso di tinture e cancro al seno era però già stata sollevata da Sanna Heikkinen, del Registro Tumori Finlandese, che in uno studio precedente aveva osservato un'associazione statistica tra i due fattori, pur precisando l'impossibilità di dimostrare una relazione di causa ed effetto tra il ricorso alle tinture e la malattia, perché le donne che si colorano i capelli fanno in media un uso maggiore anche di altri cosmetici.
Non si tratta però della prima volta che i ricercatori si interrogano sui possibili rischi associati all'uso delle tinture, pur non riuscendo a giungere a una risposta univoca.

Perché le tinture per capelli suscitano l'interesse dei ricercatori?

Il numero di persone (prevalentemente donne, ma non solo) che fa ricorso alle tinture per capelli è in aumento in tutto il mondo: si stima che circa una donna su tre sopra i 18 anni e un uomo su dieci sopra i 40 si colori la chioma.
coloranti attuali sono classificati in tre categorie: permanenti (che contengono sostanze ossidanti), semipermanenti(che possono contenere ossidanti in quantità inferiore oppure altre sostanze fissanti) e temporanei (che si lavano via dopo uno o due shampoo).
Nell'80 per cento dei casi, però, chi ne fa uso acquista o si fa applicare una tintura permanente.
Dal punto di vista chimico, nelle tinture per capelli vi sono composti non colorati (i cosiddetti intermediari, in genere della famiglia delle ammine aromatiche) e composti colorati che, in presenza di acqua ossigenata, reagiscono tra loro per formare le molecole di pigmento.
Più intenso e scuro è il colore, maggiore è la quantità di intermediari necessaria.
Una delle ragioni che rendono difficile studiare la relazione tra questi cosmetici e l'eventuale aumento di rischio di cancro è la complessità della composizione (oltre 5.000 diversi costituenti, alcuni dei quali sono già elencati tra le sostanze cancerogene per gli animali, sebbene a concentrazioni decisamente più elevate e per esposizioni più lunghe di quelle previste nell'uso umano).
L'altra difficoltà metodologica dipende dall'evoluzione delle tecnologie e dai tempi di sviluppo dei tumori. Le prime tinture per capelli contenevano alcune ammine aromatiche sicuramente cancerogene negli animali, eliminate dai produttori tra la metà degli anni '70 e la metà degli anni '80 del secolo scorso.
Poiché i tumori impiegano anche qualche decina d'anni a svilupparsi, gli studi epidemiologici effettuati oggi rilevano verosimilmente casi dovuti possibilmente agli effetti dell'uso di vecchie formulazioni, ma non possono dirci nulla sui rischi di quelle attuali, che saranno eventualmente osservabili tra qualche decina d'anni. Un rapporto dello IARC (l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell'OMS, responsabile degli studi sulla cancerogenicità delle sostanze), datato 2010, classifica le ammine aromatiche e altri coloranti anche naturali tra i carcinogeni probabili per l'uomo, ma valuta il rischio come consistente solo per i professionisti (parrucchieri e simili).
Altri studi hanno collegato l'uso personale delle tinture con un aumento di linfoma non Hodgkin e leucemia, ma altri ancora hanno smentito il legame (come peraltro accade anche con il cancro della mammella, associato all'uso delle tinture in alcuni studi, ma risultato indipendente in altri).
Sulla base di questi dati deboli e discordanti, lo stesso rapporto IARC conclude che le tinture per capelli non sono classificabili tra i carcinogeni umani se se ne fa un uso personale.

Che relazione c'è con il linfoma non Hodgkin?

Diversi studi hanno valutato la relazione tra l'uso personale di tinture per capelli e il rischio di sviluppare un linfoma non Hodgkin, con risultati contrastanti, in parte dovuti al numero limitato di persone prese in considerazioni.
Un'analisi aggregata di quattro studi caso-controllo per un totale di circa 4.500 donne con linfoma non Hodgkin e quasi 6.000 persone sane ha dimostrato che le donne che hanno iniziato a tingersi i capelli prima del 1980 hanno un rischio aumentato di contrarre la malattia del 30 per cento circa. La percentuale può sembrare elevata ma, data la relativa rarità di questo linfoma, si tratta di pochi casi in più in numeri assoluti. Analizzando i sottotipi di malattia, i ricercatori hanno stabilito che sebbene il rischio riguardi soprattutto chi usava i coloranti prima del 1980, si riscontra un lieve aumento di linfoma follicolare (un sottotipo di linfoma non Hodgkin) anche in alcune donne che hanno usato i coloranti più scuri dopo tale data. Questi risultati sono compatibili con l'ipotesi che le tinture di vecchia data fossero più pericolose di quelle attuali, così come le tinture più scure.

Che relazione c'è con il rischio di leucemia?

Anche gli studi sulla relazione tra tinture e leucemia hanno mostrato risultati contrastanti. Uno studio caso-controllo, pubblicato nel 2004 sull'American Journal of Epidemiology, condotto in una popolazione statunitense e canadese di 769 pazienti con leucemia acuta e 623 individui sani, ha trovato un legame con l'uso di tinte semipermanenti o temporanee di vecchia concezione, ma l'aumento di rischio non è statisticamente significativo, mentre non ha trovato alcun nesso con l'uso di tinte più moderne.
Un altro studio italiano del 2005, pubblicato su Archives of Environmental and Occupational Health, invece non ha trovato alcun legame, se non un lieve incremento di rischio tra gli utilizzatori di colori molto scuri.

È vero che le sostanze tossiche possono accumularsi nella vescica e, col tempo, aumentare il rischio anche in chi fa uso personale di tinte per capelli?

Anche in questo caso i risultati sono contradditori. Uno studio aggregato di 17 ricerche su cancro alla vescica e tinte non ha trovato alcuna relazione, ma studi più recenti (pubblicati tra il 2005 e il 2011) rilevano un lieve incremento statisticamente non significativo, in particolare con i colori più scuri. Gli studi sui professionisti (parrucchieri, coloristi), forniscono invece indicazioni diverse, dimostrando che conta anche la frequenza e il tempo di esposizione.

Cosa dicono gli studi disponibili sull'uso professionale?

Uno studio pubblicato nel 2007 sulla rivista Critical Reviews in Toxycology dimostrava un aumento di rischio di cancro della vescica tra parrucchieri e barbieri, dato che era già nota la relazione tra questo tipo di tumore e l'esposizione ad alcune ammine aromatiche, che sono però presenti anche in altre sostanze usate da questi professionisti e non solo nelle tinture.

Devo limitare l'uso personale di tinture per capelli?

L'American Cancer Society è l'unica società scientifica ad aver preso una posizione chiara in merito, e la risposta è no, sebbene siano consigliate alcune precauzioni. L'ACS parte giustamente dal presupposto che gli studi attuali non dimostrano un rischio aumentato quantificabile e che l'origine degli aumenti rilevati in alcuni di essi può essere legato a stili di vita di cui l'uso delle tinture per capelli è solo un elemento fra molti. Tiene però conto del fatto che le sostanze contenute nei prodotti per colorare i capelli sono classificate come cancerogene dalle agenzie regolatorie, sebbene a concentrazioni molto più elevate di quelle presenti nei prodotti cosmetici e per tempi di esposizione impossibili da raggiungere con un uso normale (come accade per moltissime sostanze cancerogene a cui siamo costantemente esposti, dal caffè, all'alcol, alla carne, per fare alcuni esempi pratici).
La Food and Drug Administration statunitense si limita a raccomandare di seguire con attenzione le istruzioni sulle confezioni, in particolare per quel che riguarda le proporzioni dei reagenti, l'uso di guanti duranti l'applicazione e i tempi di messa in posa. La stessa FDA, comunque, ribadisce che il rischio maggiore nell'uso delle tinture è di tipo allergico e non cancerogeno.
Infine conta molta il tempo di esposizione nel corso della vita: se si comincia a colorare i capelli fin dall'adolescenza, ci si espone a sostanze potenzialmente tossiche per tanto tempo, considerando che l'utilizzo più intenso è a partire dai 40 anni circa, per coprire i capelli bianchi.

Chi è in terapia per un cancro o è in fase di guarigione può fare ricorso alle tinture per capelli?

Su questo tema non ci sono studi sufficienti per dare una risposta univoca, e infatti i consigli dei medici variano molto. In linea generale si sconsiglia l'utilizzo delle tinture durante la chemioterapia e nei sei mesi successivi, non tanto per un eventuale, remoto, rischio carcinogeno, quanto per le mutazioni della struttura del capello, che tende a ricrescere più fragile (quindi potrebbe cadere nuovamente se trattato in modo scorretto), e della pelle dello scalpo, più soggetta ad allergie.
Le linee guida degli oncologi medici in USA e Gran Bretagna suggeriscono di evitare (solo in questi particolari periodi) le tinture chimiche, facendo ricorso a quelle di origine esclusivamente vegetale (come l'henné e altre erbe). Attenzione però alla composizione delle tinture «erboristiche» vedute già pronte: spesso la componente colorante è di origine vegetale (henné o mallo di noce), ma le sostanze fissanti non lo sono (per esempio contengono quasi tutte acqua ossigenata o composti ossidanti per fissare il colore).

mercoledì 5 settembre 2018

Cadono le foglie... Cadono i capelli... :-D

Caduta di capelli stagionale

Nel corso dell’anno, ed in particolar modo durante la primavera e in autunno, si può notare un aumento nella perdita e nella caduta dei capelli. Sia gli uomini che le donne vengono colpiti indistintamente. Ci sono molte teorie alla base di questo fenomeno, ma ancora non si è riuscito a chiarire precisamente le cause delle perdite di capelli stagionali.
Tra le teorie sulle cause della caduta dei capelli ci possono essere vari fattori, tra cui le cause genetiche: cause psicologiche e sociologiche
  • Cause genetiche: si pensa che questo processo si sviluppi poiché è strettamente correlata al cambio pelo distintivo dei mammiferi, un ricambio fisiologico.
  • Cause psicologiche e sociologiche: l’autunno è il periodo in cui si ritorna alla solita routine quotidiana dopo le vacanze estive, fatta di ritmi frenetici e caratterizzato dal ritorno al lavoro, questo è chiamato stress, ed il capello ne risente.
Alcuni studi scientifici mostrano alcuni dati interessanti che spiegherebbero i motivi collegati alla caduta di capelli stagionale. In media ci vogliono circa 3 mesi per verificare il miglioramento od il peggioramento della salute della cute. Tenendo conto che durante l’estate, a causa della quantità di luce solare assorbita dalla nostra capigliatura, si verifica un accumulo di radicali liberi che danneggiano i bulbi piliferi, ha senso pensare dopo 90 giorni (cioè in autunno) si potrebbero verificare episodi di diradamento e successiva caduta.
Tuttavia, in linea generale, la caduta stagionale dei capelli dev’essere da ritenere come un avvenimento fisiologico di “ricambio” naturale.
Il ciclo di ricrescita del capello umano dura dai due ai sei anni, ripetendosi fino a circa venti volte durante tutta la vita. Questo sta a significare che ogni capello compie questo ciclo per circa una ventina di volte prima di morire per atrofizzazione del follicolo pilifero. La primavera e l’autunno accelerano sensibilmente il ciclo vitale, influenzandone la rigenerazione a causa del cambiamento delle temperature.
Per molte persone la perdita di capelli è una situazione che può portare ad uno stato di preoccupazione e demoralizzazione. Vedere la nostra chioma sfoltirsi può essere abbastanza allarmante, spingendoci a prenotare una visita specialistica. La caduta in autunno potrebbe diventare copiosa anche per chi ha una capigliatura molto folta, superando i cento capelli al giorno. Effettuando una consulenza specialistica, però, i risultati potrebbero essere inconcludenti perché non evidenziano condizioni anomale, vista la natura prettamente stagionale della caduta.
I capelli che cadono durante questi mesi sono in fase telogen (il cosiddetto telogen effluvio stagionale), vale a dire quelli che hanno terminato il ciclo di ricrescita, mentre nel frattempo i follicoli sono in procinto di produrne altri.
Tuttavia in alcune circostanze potrebbe celarsi un effettivo problema di ricrescita, rendendo difficoltosa la distinzione tra una caduta di capelli normale ed una anomala. In generale il ritorno alla routine lavorativa può essere un fattore che si ripercuote direttamente sullo stato di salute della nostra chioma. Se la costituzione del capello è già di per sé fragile, il rischio di innescare un processo di deterioramento è molto alto.  
Soluzione? 
l'Ossigeno terapia è un valido aiuto. Vieni a scoprirla in salone.

mercoledì 4 aprile 2018

UN PO DI OSSIGENO... E UN PO DI ALIMENTAZIONE CONSAPEVOLE


Cosa significa Alimentazione Consapevole?
Alimentazione Consapevole deriva dal termine più scientificamente usato (A.N.I.C.) acronimo di “Alimentazione Naturale Integrale Consapevole”.
In parole povere significa: sono cosciente in ogni momento, di cosa mi sto mettendo in bocca e ne conosco gli effetti sul mio essere”.
Divento cioè consapevole delle mie scelte alimentari: se scelgo un alimento non salutare è perché ho valutato che il piacere che mi dà è superiore al danno che provoca.
Un antichissimo detto indiano dice "siamo ciò che mangiamo" cioè, qualunque tipo di alimento possiede proprietà che influenzano il nostro essere: esempi classici sono il caffè e l’ alcool.
La cucina tradizionale indiana stessa, richiama la divisione dei cibi in tre categorie:
cereali integrali, riso, noci, germogli, frutta, verdura fresca e mieledanno slancio alle capacità migliori e alle facoltà più elevate, non appesantiscono il corpo e lo tengono in forma.
cereali, formaggi freschi, latticini, legumi, dolci, cioccolato e zuccheri integrali: arricchiscono di energie, aumentano le forze, la passione, e rendono dinamici.
carne, pesce, uova, alcol, funghi, cipolle e aglio appesantiscono, offuscano la chiarezza mentale e rendono meno sensibili.
E’ dimostrato, infatti, che chi si nutre spesso con carne è più aggressivo di chi predilige i vegetali.
Recenti studi dimostrano che il continuo uso di cibi di origine animale sono anche la principale causa dell'aumento delle malattie riscontrate in questi ultimi decenni.
Ecco il motivo per cui, in queste pagine troverete inserite principalmente ricette vegetariane-vegane, con la particolarità che il vostro palato scoprirà innumerevoli nuovi gusti.
Una particolarità interessantissima di molte semplici ricette è infatti quella di rivisitare i classici piatti tradizionali, trasformandoli, attraverso l'uso di soli alimenti vegetali. Potremo gustare ad esempio: le puntarelle alle acciughe scappate, il seitan stonnato, la gallina gaia, il coniglio in vacanza ad Ischia, ecc.
Capiremo insieme, che il vero significato di essere vegetariani, non è solo un modo diverso di alimentarsi, ma un vero e proprio stile di vita, una filosofia che rispetta in primo luogo il mondo in cui viviamo, perché rimanga sano e incontaminato anche per i nostri figli, perché avere cura della natura, significa anche rispettarne tutti gli esseri che ne fanno parte, compresi gli animali.
Impareremo a farci i detersivi e i cosmetici in casa con enorme semplicità e notevole risparmio economico, senza disperdere alcun veleno chimico nell'ambiente.
Essere consapevoli significa preferire un cibo biologico, coltivato naturalmente, che giovi alla nostra salute e non sostenga il continuo uso di prodotti chimici.
Impareremo a scegliere determinati alimenti e con quelli autoprodurne molti altri in casa, arrivando a fine mese a risparmiare economicamente pur acquistando prodotti esclusivamente biologici.
Si dice che la vera rivoluzione si compia diventando tutti vegetariani.
Immaginiamo un mondo in cui non vi siamo più allevamenti intensivi, dove spariscano la maggior parte delle malattie: tumori, allergie, osteoporosi, gastriti, ecc. e con esse le medicine. Niente più stress, niente più guerre. Un mondo dove ognuno lavora solo per produrre lo stretto necessario al proprio sostentamento.


TRATTO DA: alimentazione consapevole

venerdì 30 marzo 2018

un po di .... Ossigeno

Il fisico Von Ardenne (1990) spiegò come l’invecchiamento fosse legato al minor apporto di sangue ai tessuti, a sua volta conseguenza di un deficit della circolazione a livello dei tratti terminali dei capillari. Inoltre, il numero di capillari attivi cutanei diminuisce con il passare degli anni.
Gli strati superiori della pelle umana sono quasi esclusivamente riforniti di ossigeno dall’ambiente esterno. I ricercatori della Clinica Universitaria di Berlino hanno infine dimostrato come l’impiego di ossigeno attivo topico favorisca la microcircolazione ed il metabolismo cutaneo.
L'invecchiamento, lo stress, l'inquinamento, le malattie, sono tutti fattori che colpiscono i microcapillari avviando un processo di degradazione del collagene e dell’elastina: ossigenare la pelle vuol quindi dire “rivascolarizzarla” rendendola piu’ sana, tonica, luminosa e morbida.
Tuttavia, se il primo beneficio del trattamento topico con ossigeno puro (ricordiamo che Jet Peel utilizza ossigeno puro e non aria "purificata" attraverso filtri) è una rivitalizzazione diretta degli strati cutanei, ne esiste un secondo, ancora più importante: l'ossigeno iperbarico è anche un potenziatore metabolico e veicolatore di alcune molecole attraverso gli strati dermo-epidermico.

Jet peel per i trattamenti con ossigeno puro 

Jet Peel è l'unica tecnologia medica in grado di veicolare principi attivi utilizzando ossigeno puro.
Con il semplice collegamento di Jet Peel ad una bombola di ossigeno, l'apparecchiatura miscela in modo naturale i principi attivi, micronizzati grazie agli speciali manipoli originali, con l'ossigeno, potenziandone gli effetti.
Le indicazioni: invecchiamento cutaeno, acne nelle sue varie forme, iperpigmentazioni, lassità, edemi post chirurgici, cellulite, smagliature.
La totale assenza di effetti collaterali, dolore e traumi la rende una tecnologia completamente priva di controindicazioni ed adatta a qualsiasi età.

giovedì 8 marzo 2018

I RISULTATI DI MESOJET
RIATTIVARE 
il metabolismo cutaneo
OSSIGENARE
le cellule dell'epidermide
ESFOLIARE
con estrema efficacia
PURIFICARE
profondamente la cute
IDRATARE
intensamente la pelle
VEICOLARE 
attivamente principi attivi
RIGENERARE 
l'epidermide
TONIFICARE 
i tessuti cutanei